N. 5 - novembre 2020

Exercise-induced hypoalgesia in pain-free and chronic pain populations: state of the art and future directions

Commento all’articolo: “Exercise-induced hypoalgesia in pain-free and chronic pain populations: state of the art and future directions” Jason K. Grimes, Emilio J. Puentedura, M. Samuel Cheng, Amee L. Seitz.

A cura di: Dott. Stefano Garzonio
(Fisioterapista BSc, OMPT; Collaboratore alla didattica del Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici, Università di Genova)

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L’esercizio è considerato una componente importante nella gestione del dolore cronico. Tra i suoi numerosi potenziali benefici vi è anche quello di ridurre il dolore. La risposta all’esercizio fisico, soprattutto nelle prime fasi, può tuttavia essere molto variabile nelle diverse popolazioni con dolore cronico. Partendo da questa considerazione gli autori del paper approfondiscono il ruolo dell’ipoalgesia indotta dall’esercizio (EIH, exercise-induced hypoalgesia). Nella popolazione pain-free una sessione di esercizio, che sia di resistenza o aerobico, determina una diminuzione della sensibilità agli stimoli dolorifici di durata variabile (EIH). La risposta è molto più fluttuante nei soggetti con dolore cronico. Capire quali meccanismi neurofisiologici regolano questo fenomeno, perché è alterato in alcune popolazioni con dolore cronico e come poterlo correttamente utilizzare nella pratica clinica è quindi fondamentale per favorire un miglioramento dei sintomi del paziente e migliorare di conseguenza la sua aderenza al programma riabilitativo, con i benefici terapeutici che ne conseguono.
Sembrerebbe che un’alterazione dell’EIH sia più frequente in soggetti con elaborazione nocicettiva centrale aumentata: soggetti con dolore molto diffuso presentano una disfunzione globale dell’EIH, al contrario soggetti con dolore più localizzato presentano una disfunzione dell’EIH localizzata al distretto doloroso. Allo stesso modo soggetti con una più alta sensibilità dolorifica mostrano una diminuzione dell’EIH maggiore di quelli con più bassa sensibilità. I meccanismi fisiologici sottostanti a questo fenomeno rimangono, ad oggi, non completamente conosciuti. In generale, interazioni tra il sistema oppioide ed endocannabinoide e tra il sistema oppioide e serotoninergico sembrano avere un ruolo importante. Sebbene altri sistemi di controllo discendente del dolore (quali i meccanismi di conditioned pain modulation) potrebbero avere un ruolo nell’ipoalgesia indotta dall’esercizio doloroso questi sembrerebbero essere indipendenti. Il ruolo dei sistemi autonomo e immunitario rimane poco chiaro. Fattori psicosociali come paura del dolore, catastrofizzazione e credenze errate possono influenzare in modo rilevante l’EIH.
Particolari attenzioni andranno quindi considerate nella nostra pratica clinica quando ci troveremo a gestire l’esercizio fisico in soggetti con dolore cronico. Basare le nostre prescrizioni solo su fattori biomeccanici quali forza, resistenza o flessibilità potrebbe determinare un peggioramento dei sintomi del paziente e questo può diventare un importante barriera all’aderenza al programma terapeutico e all’attività fisica regolare. Sfortunatamente poche evidenze, a oggi, esistono per aiutarci a gestire i parametri dell’esercizio fisico in soggetti con un alterazione dell’EIH. Certamente diminuire la paura del dolore e del movimento (therapeutic neuroscience education e interventi congnitivi) e informare questi pazienti che è normale anche mostrare un aumento del dolore, soprattutto nelle fasi iniziali del programma di esercizi, può sicuramente migliorare l’aderenza del paziente e i benefici dell’esercizio fisico proposto.

 

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